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Frances Yates

Yates Frances (1899-1981) autorevole studiosa inglese di storia del Rinascimento.

Frances Yates


I. Calvino, Lezioni americane: Leggerezza

Il Rinascimento shakespeariano conosce gli influssi eterei che connettono macrocosmo e microcosmo, dal firmamento neoplatonico agli spiriti dei metalli che si trasformano nel crogiolo degli alchimisti. Le mitologie classiche possono fornire il loro repertorio di ninfe e di driadi, ma le mitologie celtiche sono certo più ricche nella imagerie delle più sottili forze naturali coi loro elfi e le loro fate. Questo sfondo culturale (penso naturalmente agli affascinanti studi di Frances Yates sulla filosofia occulta del Rinascimento e sui suoi echi nella letteratura) spiega perché in Shakespeare si possa trovare l’esemplificazione più ricca del mio tema.



copertina e-book tra il cristallo e la fiamma


copertina della Consistenza

Tra il cristallo e la fiamma


Copertina Eros al femminile

 

1 Frances Yates


Ha indagato tratti poco conosciuti della cultura europea fra il ‘500 e il ‘600, individuando nella fiorente tradizione ermetico-cabbalistica, rilanciata mediante l'innesto  di dottrine alchemiche, una fondamentale fase di transizione  verso il rivolgimento scientifico del XVII secolo.Copertina di Giordano Bruno e la tradizione ermetica

Esoterismo  e magia, la cui fioritura in età rinascimentale  deve molto a  Ficino (con la traduzione del Corpus Hermeticum), rappresentano il campo privilegiato dalla Yates.

In Giordano  Bruno e la tradizione ermetica la vicenda culturale e umana di Bruno assume aspetti inediti. Emergono i molteplici  legami tra ermetismo rinascimentale e l'avvio della moderna speculazione scientifica.

Ne Gli ultimi drammi di Shakespeare (La tempesta, Racconto d'inverno, Cimbellino) la Yates individua nell'humus costituito da magia, cabbala, alchimia, contrassegni della società rinascimentale, il substrato dal quale traggono linfa vitale alcune tra le più  alte manifestazioni letterarie di quel senso magico che pervade il rapporto uomo/natura alla fine dell'età elisabettiana.

Ai fini del ragionamento delle Lezioni si segnalano la sua definizione di Umanesimo e di Rinascimento, l'interpretazione del copernicanesimo di Bruno e l'individuazione dell’analogia strutturale tra il Dialogo dei due massimi sistemi del mondo di Galileo e La cena de le ceneri di Bruno.






2 Umanesimo e rinascimento nell'interpretazione della Yates

L’Umanesimo è il movimento culturale che attraverso la riscoperta e la reinterpretazione dei testi della classicità greca e latina nella loro dimensione laica e antropocentrica, avviò le basi di un ampio fenomeno rinnovatore che, liberando l'uomo dalla subordinazione al divino  e ponendo in discussione i valori della tradizione cristiana, ne esalta le capacità intellettuali, strumento di determinazione della propria vita.

Ha interessato la seconda metà del XIV secolo e la prima del successivo.

Il Rinascimento è il processo di rifioritura della cultura e delle arti seguito alla riscoperta della classicità greco-romana ad opera dell'umanesimo con il quale spesso viene confuso.

Al di là delle infiltrazioni reciproche, i due fenomeni hanno connotazioni ben diverse.

L'umanista latino, capace di una cronologia corretta e  di  una serrata analisi filologica sa collocare il testo nel suo  preciso contesto storico. L'interesse esclusivo per la letteratura e la storia  lo orienta a restaurare una romanitas universale e a far uscire  il mondo dall'età di barbarie guidandolo verso una  nuova età dell'oro di cultura classica. Il suo interesse per la religione, quando c'è, investe esclusivamente il piano personale.

Il filosofo rinascimentale colloca gli autori della prisca  theologia in una genealogia fantastica a cavallo del diluvio; il suo interesse per la filosofia, la teologia e la scienza a  livello della magia gli fa cercare la dignità dell'uomo nel rapporto  con Dio «e, soprattutto, nell'uomo mago con i suoi poteri  creativi». La filosofia scolastica (l'acme della barbarie per l'umanista) è per lui  una fonte importante di «pia philosophia», al  pari  del neoplatonismo che legge in funzione di una «interpretazione e una comprensione nuove del cristianesimo».

Anche se «ciascuna delle due tradizioni presenta infiltrazioni di elementi tipici dell'altra» l'umanesimo non è mai stato favorevole al filosofo-mago, che del resto mal  sopportava  i  ‘pedanti grammatici’.






3 Bruno e il copernicanesimo

Frances Yates ritiene che l'origine della condanna di Bruno da parte dell'Inquisizione non sia da ricercare nella professione di copernicanesimo, ma nel particolare significato che Bruno attribuiva al copernicanesimo come riscoperta della religione magica egizia.

Se il movimento della terra fu uno dei punti per cui Bruno venne condannato, da questo punto di vista il suo caso è completamente diverso da quello di Galileo, anch'egli costretto a ritrattare l'affermazione circa il movimento della terra. Le opinioni di Galileo erano basate su genuini studi matematici e meccanici; egli visse in un diverso clima intellettuale rispetto a Giordano Bruno, in un clima in cui le «intenzioni pitagoriche» e i «sigilli ermetici» non entravano affatto e in cui lo scienziato raggiungeva le sue conclusioni su un terreno genuinamente scientifico. La filosofia di Bruno non può essere separata dalla sua religione. Essa era la sua religione, la «religione del mondo», che egli vedeva in questa forma dilatata dell'universo infinito e dei mondi innumerevoli, come una gnosi più vasta, una nuova rivelazione del divino nelle «vestigia». Il copernicanesimo fu un simbolo della nuova rivelazione che doveva significare un ritorno alla religione naturale degli Egiziani, ed alla sua magia, entro un contesto che Bruno così stranamente suppose di poter identificare con quello del cattolicesimo.
Perciò la leggenda secondo cui Bruno venne perseguitato come pensatore filosofico e venne messo al rogo per le sue temerarie opinioni sui mondi innumerevoli o sul movimento terrestre non regge più. [...]
Sul piano morale, la posizione di Bruno resta incrollabile. Egli fu infatti il discendente dei Magi rinascimentali e si battè per la dignità dell'uomo nel senso della libertà, della tolleranza, del diritto dell'uomo a difendere le proprie idee in qualunque paese e a dire ciò che pensa, senza riguardo verso alcuna barriera ideologica. E Bruno come mago, si schierò per l'amore, in contrasto con ciò che i pedanti di ogni specie avevano fatto del Cristianesimo, la religione dell'amore (F. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, pp. 384-5).





4 Un’ipotesi della Yates: analogia strutturale tra il Dialogo dei due massimi sistemi del mondo e La cena de le ceneri di Bruno

 Nel brano che segue la Yates suggerisce che l'accanimento del Santo Uffizio contro il copernicanesimo di Galileo potesse essere alimentato da certe posizioni dello scienziato che potevano evocare dottrine ereticali, come spingerebbe a credere l'analogia strutturale tra il Dialogo dei due massimi sistemi del mondo e La cena de le ceneri.

Un ridimensionamento (una deminutio) della condanna per copernicanesimo, pur con tesi diverse, sostiene anche Redondi nel suo studio su Galileo, intravedendo nella condanna all'illustre scienziato da parte di un papa che lo proteggeva, la modalità di sottrarlo alla ben più grave accusa di eresia contro il dogma della transustanziazione, fondata sulla fisica atomistica del Saggiatore.

Galileo fece propria la teoria del movimento terrestre in termini completamente diversi da quelli bruniani, eppure è piuttosto singolare osservare come il Dialogo dei due massimi sistemi del mondo (1632) sia non dissimile, nella sua forma letteraria, da La cena delle ceneri. Nel dialogo galileiano l'aristotelico dogmatico è rappresentato da Simplicio, dal nome di un commentatore di Aristotele, scelto anche per la sua accezione di ‘sempliciotto’, e l'argomentazione viene fatta in presenza di due nobili, Francesco Sagredo e Filippo Salviati, nel palazzo veneziano del Sagredo. Se al posto di Francesco Sagredo si pone Fulke Greville, nella cui casa londinese si suppone abbia avuto luogo il dibattito copernicano descritto da Bruno, e se al posto di Filippo Salviati si pone Philip Sidney, la riunione veneziana corrisponde perfettamente a quella londinese, con i suoi cavalieri, con i suoi pedanti e con il suo filosofo – stavolta non Bruno, ma Galileo. Questi traspone il grande dibattito sui sistemi copernicano e tolemaico dell'universo su un piano razionale e scientifico, ma l'ambiente in cui egli lo colloca ricorda stranamente il precedente dibattito condotto a livello pitagorico ed ermetico. Aveva Galileo letto La cena de le ceneri? Egli fu a Padova dal 1592 in poi (subito dopo il passaggio di Bruno) ed era in intimi rapporti col Pinelli e si servì della sua raccolta di libri.
Vien fatto di domandarsi se l'utilizzazione bruniana del copernicanesimo non possa per caso aver sollevato nella mente degli inquisitori l'idea che ci potesse essere qualcosa d'altro nella difesa galileiana della tesi del movimento terrestre.
(F. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, p. 388).





5 In altri contesti

In altri contesti ci siamo avvalsi dei contributi di Frances Yates:

L'ars magna di Llull

Giordano Bruno

Cabbala

Ermetismo

L'interpretazione di Melanconia I

La Primavera di Botticelli

Shakespeare e magia

 





Voci correlate

Alchimia

La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.

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