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Epistemologia

Riflessione su principi e metodi impiegati nella conoscenza scientifica.
Strumento essenziale della filosofia della scienza, l'epistemologia stabilisce le condizioni per distinguere un giudizio di tipo scientifico dai giudizi di opinione, propri dei sistemi metafisici e religiosi.                        


Filosofia della scienza

Correnti filosofiche di derivazione positivista che ritengono la scienza l'unica forma valida di conoscenza e si applicano a determinarne limiti e condizioni.

                       

Epistemologia Filosofia della scienza


I. Calvino, Lezioni americane: Esattezza

Questo legame tra le scelte formali della composizione letteraria e il bisogno di un modello cosmologico (ossia d’un quadro mitologico generale) credo sia presente anche negli autori che non lo dichiarano in modo esplicito.





copertina e-book tra il cristallo e la fiamma


copertina della Consistenza

Tra il cristallo e la fiamma


Copertina Eros al femminile

 

1 Epistemologia


L'epistemologia, il cui sinonimo spesso è filosofia della scienza, ma che rispetto a questa assume un’accezione più ampia poiché si spinge al di là dei problemi sollevati dalla conoscenza più propriamente scientifica, tanto da confondersi talora con la gnoseologia, cerca di stabilire i limiti entro i quali la scienza o, meglio, il sapere contemporaneo nel suo complesso si deve muovere per raggiungere teorie più verosimili.

Sono proprie dell'epistemologia domande tendenti a individuare i criteri che consentono di distinguere un discorso scientifico da uno non scientifico oppure di definire l'oggettività di una teoria scientifica o le modalità per provare una teoria o per ottenere delle teorie scientifiche... 






2 Filosofia della scienza

Le profonde trasformazioni concettuali e sperimentali che nel secolo scorso riguardarono le scienze fisiche  e logico-matematiche definiscono le premesse per lo sviluppo della filosofia della scienza che ponendo in termini nuovi il problema  gnoseologico individua nella scienza l'unico strumento valido di conoscenza.

Copertina del libro di Gioriello Filosofia della scienza

Analogamente al positivismo, del quale costituisce una continuazione, ritiene che la filosofia debba utilizzare gli stessi metodi rigorosi delle scienze naturali, realizzando la più compiuta sistemazione esplicativa dei fenomeni.

Ma respingendo del positismo l'assolutizzazione della scienza che la trasformava in una sorta di metafisica, la filosofia della scienza sottopone il metodo scientifico a revisione critica, per renderlo consapevole dei suoi procedimenti e dei suoi limiti.

Il crollo della geometria euclidea come scienza perfetta ed assolutamente vera indotto dalle geometrie non-euclidee, l'incidenza dei parametri soggettivi nei procedimenti di misura e di calcolo introdotto dall'orientamento relativistico della fisica, confermata dalla teoria dei quanti, l'irreversibilità dei fenomeni fisici dimostrata dalla termodinamica, la trasformazione della matematica in puro linguaggio formale sganciato dai procedimenti di calcolo, impongono la ridefinizione dei procedimenti epistemologici.






3 Quadro mitologicoquadro epistemologico

Con quadro mitologicoquadro epistemologico intendiamo sottolineare lo scarto tra un immaginario prevalentemente governato dalla suggestione delle immagini, benché scientifico, e un immaginario rigorosamente definito, distinzione peraltro legittimata dall’alchimia delle Lezioni.

Quando sullo sfondo ordine disordine Calvino riconduce le scelte stilistiche alla visione del mondo afferma:

Questo legame tra le scelte formali della composizione letteraria e il bisogno di un modello cosmologico (ossia d’un quadro mitologico generale) credo sia presente anche negli autori che non lo dichiarano in modo esplicito (I. Calvino, Lezioni americane, Garzanti, 1988, p. 68).

Ora, per definire i termini di una visione del mondo, o di una cosmologia perché in fondo di questo si tratta,  sembrerebbero più rigorosi e appropriati, al giorno d'oggi, i termini di un quadro scientifico-epistemologico, piuttosto di un quadro mitologico. È vero, notavamo, che in quanto proiezioni delle latebre dell'io sia le immagini mitiche che le immagini scientifiche scaturiscono dall'unico processo della mitopoiesi, ma è vero anche che la categoria che definisce il quadro mitologico di Joyce è l'epistemologia  («Joyce ha elaborato uno stile che corrisponde alla sua complessa epistemologia»). Idem per il quadro di Gadda: l’«epistemologia implicita nella scrittura di Gadda».

L'espressione quadro mitologico ben sottolinea la dipendenza della visione del mondo dalla fisiologia dei meccanismi mentali, cui spetta alla Visibilità riordinare un quadro attendibile. Ma appurato ciò, esserne o non esserne consapevoli diventa discriminante.
Se il metro è il modello oggettuale, se sono convinto che l'immagine della realtà è copia della realtà, l'adesione al quadro sarà incondizionata, senza l'interposizione di filtri correttivi tra realtà e mitopiesi, sarà un quadro mitologico.

Laddove invece c'è la consapevolezza dello scarto, l'immagine della realtà sarà distribuita in livelli, ciascuno dei quali dotati di sue coordinate che vanno di volta in volta definite e dichiarate, pena la torre di babele.

Il quadro epistemologico si staglia sulla crisi delle assolutezze e delle certezze, si muove in un quadro variegato di porzioni di realtà (e di verità): la dichiarazione delle condizioni di formalità non è un fiore all’occhiello, ma la definizione delle condizioni in cui il quadro prende un senso. Quadro mitologico invece bene riassume e si adatta a un’immagine della realtà desunta dal senso comune, una realtà ovvia, unica, assoluta per cui non si rendono necessari i distinguo oppure ancora può interpretare i contorni di un quadro suggerito dall’istinto poetico e non sottoposto a verifica.

Per Joyce e Gadda, Calvino parla di epistemologia perché il loro istinto poetico si prefigge di superare il senso condiviso di realtà, è agitato dallo sforzo conoscitivo di definire un rapporto diverso con le cose, c’è l’intento di tracciare nuove condizioni di formalità.
Calvino con le Lezioni passa, pur senza modificare la sostanza, da una serie di nodi di idee che hanno orientato la sua narrativa, alla delineazione delle condizioni di formalità che la inquadrano rigorosamente.

In definitiva sotto i simboli del dibattito più significativo che coinvolge scienza e cultura in questo scorcio di secolo approda la concezione della realtà di Calvino. Una concezione rimasta dicotomica senza quella sintesi che verosimilmente sarebbe scaturita da qualche corto circuito della conferenza conclusiva, riassumibile per un verso nell’immagine del cristallo (la parte più eclatante o nota di Calvino, quella delle scacchiere per intenderci) e per l’altro nell’immagine della fiamma, apparsa per la prima volta, anche se ancor priva dell’emblema, nella definizione di Cibernetica e fantasmi e trasfigurata nei corsivi delle Città invisibili. Ed è dalla parte della fiamma che scaturiscono le sorprese più significative, perché è la componente di Calvino meno nota e più trascurata.

(A. Piacentini, Tra il cristallo e la fiamma, pp. 326-27)





Voci correlate

Mito


La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.

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