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Saturno, astro della melanconia

Divinità mitica (Cronos nella mitologia greca, Saturno nella romana) e pianeta del sistema solare, confluiti in epoca ellenistica nella stessa figura e divenuti oggetto di una medesima considerazione astrologica.

Saturno


I. Calvino, Lezioni americane: Rapidità

Nella sapienza antica in cui microcosmo e macrocosmo si specchiano nelle corrispondenze tra psicologia e astrologia, tra umori, temperamenti, pianeti, costellazioni, lo statuto di Mercurio è il più indefinito e oscillante. Ma secondo l’opinione più diffusa, il temperamento influenzato da Mercurio, portato agli scambi e ai commerci e alla destrezza, si contrappone al temperamento influenzato da Saturno, melanconico, contemplativo, solitario. Dall’antichità si ritiene che il temperamento saturnino sia proprio degli artisti, dei poeti, dei cogitatori, e mi pare che questa caratterizzazione risponda al vero.





copertina e-book tra il cristallo e la fiamma


copertina della Consistenza

Tra il cristallo e la fiamma


Copertina Eros al femminile

 

1 Saturno-Cronos

Saturno, antichissimo dio italico, identificato poi con il greco Cronos. Detronizzato da Giove si rifugiò nel Lazio dove, accolto da Giano che divise con lui il regno, insegnò l'agricoltura agli indigeni, inaugurando l'età dell'oro, età in cui gli uomini vivevano in pace e operosità, ricordata nelle feste dei saturnali.

Cronos, dio greco figlio di Urano e Gea, con l'aiuto della madre evirò il padre, divenendo sovrano del mondo.

Temendo di essere spodestato a sua volta, come era predetto da un oracolo, ingoiava i figli appena nati.

Rea riuscì però a salvarne uno, Zeus, che divenuto adulto, castrò il padre e lo fece precipitare nel Tartaro dopo avergli fatto vomitare i fratelli.






2 Cronos

Temendo la predizione secondo cui uno dei suoi figli l’avrebbe detronizzato, Cronos, non potendo uccidere i suoi figli immortali, li ingoiava appena nati.

Saturno con falce messoria

La moglie Rea-Cibele, disperata di vedere i figli trangugiati da Cronos, per dare alla luce Zeus si nascose in una grotta dell’isola di Creta.

Di ritorno al cielo portò al marito invece del figlio una pietra avvolta in un panno, che Cronos subito inghiottì.

Allevato dalla capra Amaltea che lo nutrì del proprio latte e protetto da Coribanti e Cureti, che coprivano i vagiti del piccino con i loro canti guerreschi, Zeus, divenuto grande, salì in cielo dove costrinse il padre a trangugiare un emetico che gli fece vomitare i cinque figli fino allora ingoiati e lo castrò con la stessa falce, una falce messoria preparata da Gea, già da Cronos usata per oltraggiare il padre Urano nello stesso modo. Così il padre degli dei e di tutte le cose, sterile per sempre, fu cacciato dal cielo.

La cadenza ciclica di Cronos, che più tardi viene assimilato al termine cronos che in greco significa tempo è legata ai cicli dell’anno agricolo e al succedersi dei re.






3 Saturno come figura mitica

La figura mitica di Cronos era contraddistinta da una marcata ambivalenza.

Da un lato egli era il dio benevolo dell’agricoltura, la cui festa del raccolto era celebrata insieme dai liberi e dagli schiavi, era il sovrano dell’"età dell’oro”, quando gli uomini avevano abbondanza di tutto e godevano l’innocente felicità[1] dell’uomo naturale di Rousseau, era il signore delle Isole Beate,[2] e l’inventore dell’agricoltura e dell’arte di costruire città. Dall’altro, era il dio cupo, detronizzato e solitario che si immaginava “abitasse all’estremità più remota della terra e del mare”,[3] “esiliato sotto la terra e sotto la distesa dei mari”;[4] era “un re degli dèi inferiori”;[5] viveva come un prigioniero o uno schiavo nel, o addirittura sotto il Tartaro; e più tardi venne ad essere realmente il dio della morte e dei morti. Da un lato era il padre degli dèi e degli uomini, dall’altro il divoratore dei figli, colui che mangiava carne viva, il consumatore di tutto, che “divorava tutti gli dei”, ed esigeva sacrifici umani dai barbari; egli aveva castrato suo padre Urano con la stessa falce che, in mano a suo figlio, lo ripagò secondo la legge del taglione e rese il procreatore di tutte le cose sterile per sempre: una falce che preparata da Gea, fu lo strumento dell’oltraggio più orribile e allo stesso tempo lo strumento della mietitura (Klibansky, Panofsky, Saxl, Saturno e la melanconia, Einaudi, 1983, pp. 125-126).





 4 Saturno nell’astrofisica antica

I Greci impararono a riconoscere i pianeti (o stelle come erano chiamati nell’astronomia antica) dai Babilonesi che li adoravano da tempo come divinità del destino. Ne appresero le conoscenze astronomiche e astrologiche e ne assimilarono le divinità identificando l’oscuro dio Ninib, il più potente dei pianeti, con Cronos.

Le caratteristiche di freddo e ventoso che l’astrofisica attribuiva a Saturno non concordavano in tutto con quelle attribuite alla figura mitica del dio Cronos.

Se la caratteristica di freddo legata alla sua distanza dal sole e all’età del dio non fu mai messa in discussione, la natura di secco, implicita nel ventoso, contraddiceva la concezione pitagorica e orfica che associava Cronos ai mari e ai fiumi. Con ciò si spiega l’ambivalenza attribuita a Saturno in epoche successive, descritto come pianeta secco, ma occasionalmente umido.






5 Saturno nell’astrologia

La classificazione astrologica di Saturno, collocato con Marte tra i pianeti infausti, è assai complessa per la varietà degli elementi confluiti attorno alla sua figura. Saturno

La sua storia di sovrano detronizzato, cacciato all’estremità opposta del mondo, da dove si ha una visione del mondo alla rovescia, caratterizza il carattere cupo e infausto di Saturno e lo lega ai vecchi, ai mendicanti, alle persone tristi, maltrattate, imprigionate.

Le sue sfortunate vicende familiari lo associano al celibato, alla mancanza di prole, alla vedovanza, all’abbandono dei figli, agli orfani.

Il lungo viaggio sostenuto per giungere nel Lazio dove ha insegnato l’agricoltura lo rende da un lato protettore dei lunghi viaggi e dall’altra della terra, del legno, della pietra, dell’agricoltura.

La tradizione orfica e pitagorica che lo faceva dio del mare e dei fiumi gli fanno assegnare le lacrime, le malattie provocate dal freddo e dall’umido.

La lenta rivoluzione lo fa considerare preposto agli indolenti, al piombo, alle liti prolungate.






6 Saturno nel Rinascimento

Il neoplatonismo rinascimentale attinge agli «stessi dati mitici e scientifici di cui si è servita l’astrologia» non per una mentalità deterministica ma nell’intento metafisico di ricondurre il tutto all’Uno, attraverso una catena di corrispondenze, di cui le stelle rappresentano il livello intermedio.
Nell’universo neoplatonico

Si veda la ripresa della teoria delle idee ad opera di Ficino.

 le stelle, ossia le divinità visibili in cielo, collocate tra la realtà sensibile e il mondo delle idee, in quanto riflesso del bene che sono ammesse a contemplare, non possono essere che tutte buone.

Così le loro influenze sul mondo sensibile, catalogabili in una serie di categorie simili alle astrologiche, non possono essere che tutte positive e quanto vi è di corrotto sulla terra non può derivare che da una cattiva ricezione da parte del mondo sensibile soggetto al divenire.

In questo contesto Saturno, progenitore delle altre divinità planetarie e appartenente al cielo più alto, non poteva che godere di particolare prestigio e considerazione.

Riprendendo una tradizione che risaliva fino a Platone, Crono divenne simbolo «della più alta e pura forza del pensiero» razionale e speculativo. Tuttavia per influenza della dottrina gnostica del viaggio dell’anima secondo cui scendendo attraverso le sfere delle stelle l’anima si corrompe portando con sé le proprietà dei pianeti, alla figura di Saturno, a cui si associava il letargo, restava legato un fondo sinistro.

La venerazione di Saturno era così caratterizzata da due atteggiamenti opposti: il pianeta della speculazione e della contemplazione e il pianeta della bassezza e della miseria.

L’analogia con la melanconia, anch’essa caratterizzata nel Rinascimento dalla stessa polarità, lo rese l’astro della melanconia.

Fu sull’idea di un contrasto [...] tra le più grandi possibilità di bene e di male, che si fondò l’analogia più profonda tra Saturno e la melanconia. [...] Come la melanconia, Saturno, demone degli opposti, dotava l’anima sia della lentezza e della stupidità che della capacità d’intelligenza e di contemplazione. Come la melanconia, Saturno minacciava coloro che erano in suo potere, per quanto illustri potessero essere, di depressione o addirittura di pazzia. Per citare il Ficino, Saturno «raramente indica un tipo e un destino umano di natura comune, piuttosto un uomo isolato dagli altri, divino o bestiale, beato oppure oppresso dalla più profonda miseria (Klibansky, Panofsky, Saxl, Saturno e la melanconia, p. 148).





7 Saturnali

Una delle feste più popolari della Roma antica che si celebrava dal 17 al 23 dicembre in onore di Saturno e diffusa in tutto l’impero.

Tratto di fondo dei saturnali, durante i quali era d’abitudine lo scambio di doni (ceri e statuette di pasta o d’argilla) e d’auguri, era la sospensione delle abituali norme e convenzioni sociali e la costruzione di un mondo alla rovescia.

Tutti vestivano nello stesso modo semplice senza distinzioni sociali, si abbandonavano sfrenatamente ai più materiali piaceri e si concedevano ogni licenza. I padroni venivano sbeffeggiati e servivano i loro schiavi, i valori venivano capovolti e non c’era rispetto di nulla.

Il ciclo festivo di Natale e Capodanno con lo scambio di doni e auguri e il clima trasgressivo del carnevale derivano dai saturnali e più in generale da quella cultura carnevalesca del riso individuata da Bachtin come fonte della tradizione letteraria serio-comica.

Una festa analoga è descritta da Apuleio nell'Asino d'oro.



Note


[1]  Esiodo, Le opere e i giorni, vv. 111 sgg.
[2]  Esiodo, Le opere e i giorni, aggiunta al v. 169. Pindaro, Olimpiche, 2, 68 sgg.
[3]  Iliade, VIII, v. 479.
[4]  Iliade, XIV, v. 204.
[5]  Iliade, XV, v. 225; XIV, v. 274.






Voci correlate


Panofsky Erwin


La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.

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Il dio Saturno